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William Klein - Contacts

16 luglio - 21 ottobre 2018, Corigliano d'Otranto

William Klein - Contacts

Una retrospettiva su uno dei fotografi più importanti del XX secolo


La sua prima Rolleiflex? L’ha vinta a poker durante il servizio militare. Si potrebbe credere che siano state le mani di poker a scandire la vita di William Klein, a giudicare dagli aneddoti taglienti nel suo ultimo libro WILLIAM + KLEIN. Un uomo dallo spirito libero, appassionato, sempre impegnato a spostare le ortodossie e le inquadrature, senza pudori nel riprendere i suoi soggetti: persone, città, moda, immortalati sempre a distanza ravvicinata. La sua poetica eruttiva s’ispira tanto alla brutalità della fotografia di reportage che al carattere stravagante del tabloid. “Faccio libri come si fanno i film” ama ripetere Klein. Il suo motto? Anything goes. Nessuna regola, nessun limite.    

CONTACTS+KLEIN
Provini a contatto, una bobina da 36 pose, 6 strisce da 6 scatti, foto scattate una dopo l’altra. Una sorta di madeleine di Proust. A guardarle, tornano alla mente tante sensazioni e ricordi: quel giorno pioveva, quella volta ero stanco, eccetera. Si leggono come un libro da sinistra a destra, sono il diario del fotografo: quello che vede nel visore, l’esitazione, gli errori, le scelte. Scegliere un momento, un’inquadratura e un momento dopo, un’altra inquadratura. Accanirsi, fermarsi. Vediamo raramente i provini di un fotografo, molto più spesso solo l’immagine scelta. Non vediamo il prima e il dopo. Una foto scattata a 1/125 di secondo: che cosa sappiamo del lavoro del fotografo? Un centinaio di foto, forse 125, ecco l’opera: in tutto dura un secondo. Forse a 250 foto avremmo già un’opera coerente, della durata di due secondi! Perché si sceglie una foto piuttosto che un’altra? Che cosa inquadrare? Cosa fotografare? Nel 1990 ho pensato che le foto in bianco e nero fossero tristi. Dipingere sui provini non è scontato, ma sistematico.

GUN+ KLEIN
Una foto celebre, pubblicata molte volte. I bambini giocavano a fare i duri, pur non essendolo per nulla. Ho chiesto loro di forzare la mano, per me era quasi un autoritratto. Anch’io giocavo a fare il gangster per strada quando ero piccolo, ma in me c’era anche un lato angelico, come il ragazzo di destra. Ero libero di fare quello che volevo, non avevo l’impressione di fare qualcosa di rivoluzionario. Sentivo il fascino dei visi, mi immergevo volentieri nella folla. Scattavo foto da molto vicino e nessuno mi notava. Ho saputo più tardi che Robert Capa diceva “Se le vostre foto non sono buone, è perché non siete abbastanza vicini.”


OCCHIO APRITI APRITI!

Venire a contatto con le opere di William Klein è come partecipare a un rito propiziatorio per gli occhi. Non è un rito dedicato solo ai fotografi, ai film-makers, ai pittori… William Klein è inarrestabile, ha un’energia travolgente che coinvolge tutti, che ti porta dove c’è movimento, dove le facce si scontrano e si incontrano, dove i bambini esprimono tutta la loro forza e fragilità, dove ti puntano addosso una pistola.  È una guerra di strada, una sfida di facce, di manifestazioni, di sfilate, di lotte dove l’occhio non sa più dove trovare rifugio. Non c’è nessuna celebrazione, nessun attimo decisivo, siamo bombardati, siamo alla deriva, siamo in un flusso di scatti e di riprese che scivolano in mezzo a una folla di persone ed eventi che sono continui  mutamenti.
Ogni tanto  William Klein si ferma, riguarda tutti i suoi fotogrammi, ne sceglie alcuni e li segna con pennellate forti, dense di colori.
Questa tempesta creativa travolge lo spettatore, è una lotta corpo a corpo, è come una raffica di pugni sugli occhi scatenata dal grande Muhammed Ali.
Ma è anche un viaggio della mente, un’esplosione di libertà, un racconto senza regole, un rito magico creato da un uomo che ci fa conoscere tutte le facce del mondo.
Occhio apriti apriti!

Paolo Pisanelli
Direttore artistico Festa di Cinema del reale

INFO: 320.5349227 • 380.3110530
ORARI: 10.00 - 20.00 
INGRESSO: 3€ 


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